ciao, welcome :-)

in questo blog metto un po di tutto se cerchi qualcosa che non trovi chiedimelo

mercoledì 24 aprile 2024

Il 25 Aprile

Il 25 Aprile non è una data ma un impegno esistenziale e politico di riconoscenza, di memoria, di responsabilità. Per sempre. E' importante il diritto ad essere presente della Brigata Ebraica.

giovedì 11 aprile 2024

Senza informazione non c'è partecipazione

ArcipelagoMilano 9 aprile 2024 L’INFORMAZIONE DEL CITTADINO Negarla è uno schiaffo. Solo coscienza sporca
Sono 30 i progetti immobiliari, autorizzati dal Settore Urbanistica del Comune di Milano, interessati dall’inchiesta della magistratura. Mentre tredici cittadini di San Donato e di Chiaravalle hanno presentato un ricorso al TAR contro la delibera del Comune di San Donato relativa allo Stadio, perché sarebbe viziata sotto i profili tecnico e giuridico. La vicenda dell’Accordo di Programma per gli scali ex FS, Dibattito Pubblico incluso, e quella del ricorso e della richiesta di Referendum sullo stadio di San Siro, avevano già evidenziato un problema di comunicazione e di relazione tra la giunta milanese e i cittadini in relazione alle scelte urbanistiche. Risulta evidente che la possibilità di disporre per tempo delle informazioni sulle diverse scelte dell’Amministrazione con la possibilità di espressione e di ascolto dei cittadini non si configura come una pretesa democraticista, come ostentazione di principî democratici e di attaccamento alla democrazia’ (cit. Treccani). Al contrario, sarebbe un uso saggio del principio di precauzione rispetto a possibili atti illegittimi e altresì dannosi per l’impatto territoriale. Da tempo l’Unione Europea e i suoi Stati membri sviluppano indirizzi e politiche sulla società dell’informazione, consapevoli della utilità democratica di una partecipazione informata al processo deliberativo, nonché del valore economico intrinseco dei dati e delle informazioni. Con il termine Open Data si fa riferimento ad alcuni tipi di dati liberamente utilizzati. Dal novembre 2020 le Amministrazioni italiane hanno un nuovo strumento per rendere aperti i dati di cui sono titolari, ciò grazie alla nuova versione della Italian Open Data Licence, la IODL 2.0 pubblicata da FormezPA. Il cittadino/utente può liberamente: 1) consultare, estrarre, scaricare, copiare, modificare, pubblicare, distribuire e trasmettere le informazioni; 2) creare un lavoro derivato, per esempio attraverso la combinazione con altre informazioni (c.d. mashup), includendole in un prodotto o sviluppando un’applicazione informatica che le utilizzi come base dati. In cambio, all’utente è chiesto solo di indicare la fonte delle informazioni e il nome del soggetto che fornisce il dato, includendo, se possibile, un link alla licenza. Come dice il proverbio? ‘Fatta la legge…’. Avevo chiesto al Presidente della Commissione Antimafia in carica del Consiglio Comunale di Milano di fare una interrogazione al sindaco per sapere quali fossero i titolari effettivi di Inter e Milan. Pensavo che il pronunciamento del Comitato Antimafia del Comune di Milano già espresso nella consiliatura precedente avesse cogenza. Nel parere in ordine al potere-dovere dell’amministrazione comunale di identificare il titolare effettivo ex art. 10 d.lgs. 21 novembre 2007, n. 231, il Comitato sottopose all’attenzione del Comune di Milano l’importanza di riconsiderare le conclusioni cui pervenne il Parere, in ragione del potere-dovere dell’Amministrazione comunale di richiedere, ai sensi dell’art. 10 d.lgs. n.231/2007, l’indicazione del titolare effettivo alla luce di un’analisi testuale e sistematica della disciplina antiriciclaggio, nella sua dimensione interna (primaria e secondaria) e sovranazionale. In primo luogo, il Comitato riteneva ormai essenziale accedere a una lettura sistematica degli obblighi antiriciclaggio delle pubbliche amministrazioni (art. 10 d.lgs. n.231/2007). L’interrogazione, del Presidente attuale del Comitato, al Sindaco e agli assessori competenti era chiara: 1. Quali le motivazioni giuridiche e normative che hanno impedito la resa pubblica dei dati dei titolari effettivi delle società sportive A.C. Milan e F.C.Internazionale all’interno del Dibattito Pubblico; Quando saranno, quindi, resi noti i nominativi e relativi riferimenti dei titolari effettivi delle società sportive A.C. Milan e F.C. Internazionale al fine di avere il quadro completo delle figure apicali richiedenti l’utilizzo dell’area della GFU San Siro; Se è previsto, nelle normative corrispondenti, la “messa in chiaro”, pubblica, dei titolari effettivi delle società coinvolte prima di qualunque accordo contrattuale con il Comune di Milano; Quale l’esatto ordinativo ostativo, per i componenti di organi istituzionali eletti, che impedisce la diffusione di informazioni di soggetti che, di propria iniziativa, sono richiedenti dell’utilizzo di un bene pubblico. Nel riscontro ricevuto da Pantaleo sulla titolarità effettiva del Milan viene richiamato il regolamento adottato con decreto del MEF (11.3.2022) N° 55 che ha disposto la formazione di un registro dei titolari effettivi le cui informazioni sono accessibili ai soggetti indicati all’art. 3 del D.lgs. n° 231/2007 dal quale però è esclusa la pubblica amministrazione (che, però, può chiedere di avere informazioni sul titolare effettivo delle aziende con cui ha a che fare. Ma il riscontro non sarebbe obbligatorio). Viene altresì segnalato che una recente sentenza della Corte di Giustizia europea ha dichiarato non accessibili al pubblico le informazioni sulla titolarità effettiva delle società e di altre entità giuridiche (Corte di Giustizia Unione Europea, sentenza del 22.11.2022)… e così è per la Giunta Sala. Del resto non avevamo avuto una migliore sorte quando avevamo sollevato la questione in quello che è stato il Dibattito Pubblico sul nuovo stadio. Così per le Società Partecipate che, pur avendo una composizione azionaria pubblica, non hanno l’obbligo di mettere a disposizione tutte le informazioni richieste. La questione dell’accesso effettivo alle informazioni di interesse pubblico si presenta, quindi, come una questione politica cruciale se pensiamo che il 42% di cittadini che hanno votato alle elezioni amministrative costituisca un problema di legittimità per l’istituto della democrazia, nonché una precondizione, insieme alle leggi elettorali e agli istituti di partecipazione, per l’esercizio responsabile della cittadinanza a tutti i livelli della articolazione istituzionali. Chiediamo forse troppo come cittadini visto che sulla vicenda Stadio il sindaco Sala ha così strigliato i consiglieri comunali: “in due anni non avete elaborato una proposta che fosse condivisa dalle società”…e dai loro azionisti. Fiorello Cortiana

La sicurezza sul lavoro è un prodotto politico

La catena dei subappalti per risparmiare sul costo del lavoro (sicurezza inclusa) e aumentare l'appetito del mercato azionario: questo è il fatto. Che lo faccia una società partecipata pubblica è lo schifo che segna l'assenza trasversale della politica.

mercoledì 20 marzo 2024

Due utili incontri sabato 23 a Milano

ArcipelagoMilano 19 marzo 2024 CITTADINANZA Dignità, libertà, partecipazione di Fiorello Cortiana
Sabato 23 marzo Milano ospiterà due incontri significativi e utili per coloro che non vogliono essere spettatori indifferenti alla dissoluzione del Patto Civile del Paese. Un incontro è promosso da INSIEME, la formazione politica di ispirazione cristiana, non confessionale, autonoma dal bipolarismo dx-sx. Un incontro aperto, partecipato da diverse esperienze democratiche riformiste: ‘Centralità del Parlamento e governabilità: perché diciamo no al premierato’. L’appuntamento è per le 9.30 all’Istituto Maria Consolatrice in via Galvani. L’altro appuntamento sarà a ChiamaMilano, in via Laghetto 2, ed è promosso da PER-Patto Ecologista Riformista, la rete delle esperienze e delle amministrazioni civiche che praticano la transizione ecologica dentro la relazione comunità/territorio. La mattina, dalle 9.30, vedrà presentazione del Patto Ecologista Riformista e dei criteri di certificazione ambientale-energetica-sociale delle liste civiche. Poi, alle 15.30 le innovative proposte della rete di Green-Go Experience, con opportunità e soluzioni innovative per i territori e le comunità con esempi concreti, per conoscere insieme il potenziale della sostenibilità. Sono due appuntamenti significativi perché in stretta relazione tra loro, dopo la dissoluzione dei soggetti della rappresentanza politica della Prima Repubblica, rispetto ai quali i conigli o le coniglie estratti dal cappello delle alleanze elettorali non mascherano più la mancanza di visione, di strategia, di classe dirigente. Ciò è evidente dal livello dei Municipi milanesi fino all’Unione Europea. Due piccoli esempi: – la Milano delle buche non vede un assessore ai Lavori Pubblici, di più: dalle strade viene tolto il solido e identi tario pavé (in via Montegani) anche con il parere contrario del Municipio 5, a guida centrosinistra. Del resto a Milano i Municipi non dispongono neanche di un bilancio proprio e dipendono dai capitoli di spesa di Palazzo Marino; Sono otto le inchieste della Procura di Milano sugli sviluppi urbanistici in città, riguardano l’uso della SCIA (segnalazione Certificata d’Inizio Attività) al posto del permesso di costruire, con dimensioni importanti al posto di strutture più piccole da riqualificare. Qui la mancanza di classe dirigente in politica è ben evidenziata dal percorso dell’ex direttore generale del Comune, ex Amministratore Delegato di EXPO, oggi sindaco al secondo mandato. Il quale ha spostato il direttore dell’Area Pianificazione Tematica e Valorizzazione Aree ad assessore all’Urbanistica. Così l’UE ha scambiato una gestione comune della Pandemia, con la contestualità dei vaccini e di Next Generation Europe-PNRR, per l’espressione di una autorevole soggettività politica internazionale. La guerra ai confini e quella energetica, per non parlare di quella sulla/con la Intelligenza Artificiale, hanno mostrato un deficit politico non rimovibile. L’esito è la disaffezione alla partecipazione elettorale: se diventa una condizione strutturale si pone un problema di legittimità politica del sistema istituzionale democratico. Una condizione che, molto spesso, sfocia in soluzioni regressive, che formalizzano populismo e sovranismo con soluzioni personalistiche e plebiscitarie. Nell’interesse di pochi e della nomenclatura che li sostiene. Così le necessarie riforme della nostra Costituzione sono state una diretta emanazione della Presidenza del Consiglio in carica, da Berlusconi a Renzi e oggi Giorgia Meloni. Cosa che è valsa per le leggi elettorali e la non attuazione della Carta su Province e Città Metropolitane. Il tutto nel nome del popolo ma senza che la sua sovranità si eserciti attraverso una Assemblea Costituente. In questa situazione le considerazioni del Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, suonano come un appello particolarmente esplicito. «Suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese, in particolare di quelle aree che ormai da tempo fanno i conti con la crisi economica e sociale, con lo spopolamento e con la carenza di servizi» per cui «non venga meno un quadro istituzionale che possa favorire uno sviluppo unitario, secondo i principi di solidarietà, sussidiarietà e coesione sociale» il cardinale ha citato un documento della CEI del 1981 «la nostra attenzione è stata costante e resterà vigile, nella consapevolezza che “il Paese non crescerà, se non insieme”». Una matrice democratica, da alimentare, che si estende alla dimensione europea. «Il progetto europeo di un’Europa unita nella diversità, forte, democratica, libera, pacifica, prospera e giusta è un progetto che condividiamo e di cui ci sentiamo responsabili. Siamo tutti chiamati a portarlo avanti anche esprimendo il nostro voto e scegliendo responsabilmente i deputati che rappresenteranno i nostri valori e lavoreranno per il bene comune nel prossimo Parlamento europeo». È chiara la stretta relazione e l’utilità dei due appuntamenti di sabato 23 a Milano per la consapevolezza di sé come cittadini attivi, per la condizione nella quale esercitare la cittadinanza, per il processo nel quale si realizza questa responsabilità. Tre termini la definiscono: dignità, libertà, partecipazione. Ad maiora. Fiorello Cortiana

mercoledì 21 febbraio 2024

LA SANITÀ LOMBARDA NON FUNZIONA l'inquinamento invece funziona bene

ArcipelagoMilano 20 febbraio 2024
di Fiorello Cortiana Milano, nella giornata di domenica 18 febbraio, è stata preceduta soltanto da Dacca in Bangladesh e da Lahore in Pakistan, tra le città più inquinate al mondo. Classifica che il sito svizzero IQAir aggiorna costantemente. Il sito svizzero ha indicato una concentrazione di PM 2.5, le ‘polveri sottili’, di quasi 30 volte superiore al livello per la qualità dell’aria indicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Secondo il sindaco Sala “Sono le solite analisi estemporanee, gestite da un ente privato. Mi meraviglio anche di voi, non é che potete riportare notizie lette dai social. Una reazione stizzita al dato registrato dal sito svizzero, eppure anche un report dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, ha illustrato che a gennaio ‘24, in più casi, è stata superata la soglia critica delle concentrazioni di PM10. I dati sono del servizio europeo di monitoraggio dell’atmosfera Copernicus noto come Cams, che monitora e prevede la qualità dell’aria su scala globale e regionale, combinando osservazioni satellitari e sul terreno, di inquinanti atmosferici. IQAir consigliava di evitare l’esercizio fisico all’aperto, di chiudere le finestre casa, di indossare mascherine all’aperto e utilizzare i purificatori d’aria. Nessun ente istituzionale ha dato queste indicazioni alla cittadinanza nelle settimane di gennaio. Il sindaco Sala avrebbe altresì potuto seguire l’appuntamento dell’European Respiratory Society, dal 9 al 13 settembre scorsi a Milano. Francesco Forastiere: «I piccoli sono i più esposti alle polveri sottili. Hanno più probabilità di sviluppare infezioni respiratorie e ritardi nello sviluppo». Avrebbe potuto ascoltare Francesco Forastiere, epidemiologo e direttore della rivista Epidemiologia&Prevenzione, docente all’Imperial College di Londra. «Le polveri sottili aumentano il rischio non solo che i cittadini sviluppino malattie respiratorie, ma anche cardiovascolari. E si stanno acquisendo conoscenze sul collegamento con la demenza, l’autismo e il diabete». «A causa dell’inquinamento è più alta la probabilità di essere colpiti da infarto, ictus, scompenso cardiaco, asma bronchiale, bronchite cronica. E lo smog peggiora le condizioni di chi è già malato». «I bambini esposti all’inquinamento hanno più probabilità di sviluppare infezioni respiratorie, asma e ritardi nello sviluppo: è nostra responsabilità proteggerli». «La Commissione europea ha sviluppato la proposta di direttiva che, una volta approvata, scatterà dal 2030: la direttiva propone limiti a metà strada tra quelli dell’Oms e quelli in vigore ora». « Serve anche più formazione dei medici e degli operatori sanitari». Sono considerazioni cruciali che vanno messe in relazione ad un sistema socio-sanitario che sembra avere altri indici di riferimento, altri benchmark: quelli di farmindustria. Andiamo con ordine, partiamo dalla prevenzione e dalla cura, quindi dalle visite e dagli interventi. Ad esempio: in Italia il tempo medio d’attesa per una prestazione sanitarie per un intervento per tumore alla mammella è di circa 27 giorni, 30 in Lombardia. Per un tumore alla prostata, l’attesa media italiana è di 53 giorni, 67 in Lombardia. È certamente capitato a tanti di sentirsi proporre, per esami, visite, interventi, tempi molto ristretti con soluzioni ‘in solvenza’. Eppure, laddove fossero esaurite le possibilità di prestazioni con il Servizio Sanitario Nazionale, presso una unità ospedaliera pubblica o del cosiddetto privato convenzionato, la legge prevede che, al costo dello stesso ticket, la prestazione debba essere calendarizzata sulle agende delle solvenze. La riforma regionale lombarda, dal 1° settembre 2022, ha introdotto visite ed esami serali, il sabato e la domenica e un nuovo sistema di remunerazione legato al rispetto dei tempi d’attesa, con tagli dal 5% al 50% dei rimborsi alle strutture, per ogni prestazione fornita oltre i tempi previsti. Anche nel privato accreditato. Ciò perché ‘in solvenza’ fosse una libera scelta del cittadino non una costrizione per avere visite e interventi in tempi rapidi. Ma tant’é… Facciamo un passo di lato e consideriamo il mondo del farmaco. Un mondo articolato e definito da norme. Ai fini della rimborsabilità, i farmaci sono classificati in tre diverse fasce (o classi): FASCIA A: comprendente, così come definiti da AIFA, i farmaci essenziali e quelli per le malattie croniche, interamente rimborsati dal SSN, a meno che non sia presente una nota AIFA che vincola la rimborsabilità a specifiche condizioni patologiche o terapeutiche in atto. La modalità di fornitura dei farmaci di fascia A avviene attraverso le farmacie territoriali o le strutture sanitarie pubbliche. La determinazione del prezzo avviene attraverso la contrattazione tra AIFA e le singole aziende farmaceutiche. FASCIA H: comprendente i farmaci di esclusivo uso ospedaliero utilizzabili solo in ospedale o che possono essere distribuiti dalle strutture sanitarie. FASCIA C: comprende quei farmaci che, secondo AIFA, non sono considerati essenziali, ma che richiedono comunque una prescrizione medica, e sono a totale carico del paziente (ad eccezione dei titolari di pensione di guerra vitalizia). I farmaci di fascia C senza obbligo di prescrizione medica sono a loro volta distinti in due sottoclassi: farmaci utilizzati per patologie di lieve entità o considerate minori (OTC) individuati nella fascia C-bis, e farmaci senza obbligo di prescrizione medica (SOP). I prezzi dei farmaci di fascia C sono liberamente determinati dalle singole aziende farmaceutiche. Il loro prezzo, e quello dei medicinali di fascia C-bis, può essere aumentato da parte delle aziende produttrici ogni due anni, nel mese di gennaio degli anni dispari. Sugli aumenti di prezzo vigila l’AIFA che effettua un monitoraggio sugli incrementi, che non possono superare l’inflazione programmata. I prezzi dei medicinali senza obbligo di ricetta medica, invece, sono stabiliti autonomamente da ciascun esercizio (farmacia, parafarmacia o corner del supermercato). In realtà c’è un prezzo “consigliato” dalla azienda produttrice sul quale il venditore può applicare uno sconto. Un cambiamento epocale è avvenuto, alcuni anni fa, con l’arrivo dei farmaci equivalenti, i “farmaci generici”, che ha comportato una evidente riduzione dei prezzi, in particolare dei farmaci in fascia A, e di conseguenza dei ricavi da parte delle aziende farmaceutiche. Moltissime aziende farmaceutiche si sono, quindi, concentrate sullo sviluppo della fascia C, in particolare degli OTC e SOP, che possono essere pubblicizzati al consumatore finale, il paziente, si prestano alla creazione di linee di prodotti più o meno uguali spiegati negli spot, vengono venduti non solo in farmacia, ma on-line, in parafarmacie o corner nei supermercati. Inoltre. Anche per loro il prezzo può essere aumentato ogni due anni. C’è stato un settore che ha avuto un notevole sviluppo negli ultimi anni: quello degli ‘integratori alimentari’, per i quali è molto più rapido ottenere le autorizzazioni e non sono vincolati né nel prezzo, né nei controlli. Questa fascia di mercato era prerogativa di aziende specializzate mentre oggi vede la presenza anche di molte aziende Farmaceutiche classiche. Gli “integratori” soddisfano il crescente bisogno e la ricerca della salute da parte della popolazione, che vuole sentirsi protetta e in salute, a cui non piace sentirsi malata e, quindi, ritiene di non aver bisogno del farmaco. Gli ‘integratori’ contengono sostanze o dei principi attivi che hanno delle attività farmacologiche che potrebbero essere causa di effetti indesiderati o di interazioni con eventuali farmaci assunti in concomitanza. Perciò dovrebbero essere assunti con cognizione di causa, meglio se su consiglio di un medico o di un farmacista, invece dei ‘fai da te’ su Google. Arriviamo, quindi, al medico di base, che ha incentivi regionali se non supera una percentuale di prescrizioni. Per cui: se si vuole la sua prescrizione per un esame particolare, questa deve essere indicata da uno specialista e noi torniamo alla casella vicina ‘in solvenza’ o lontana con il SSN. Con l’aumento significativo dell’età media della popolazione la domanda di prestazioni sanitarie è destinata ad aumentare, con essa il carico assistenziale per i medici di base, per i centri diagnostici e per gli ospedali. Le Case di Comunità sono state pensate per uscire da questo doppio vincolo, affinché il medico di base potesse lavorare in modo integrato nelle Case di Comunità, mettendosi così in rete e in relazione con gli specialisti. Informazioni, prestazioni e cure puntuali, capaci di una risposta qualitativa a un aumento quantitativo della domanda. Evitando, altresì, di caricare in modo improprio i Pronto Soccorso, particolarmente nei fine settimana. Le 216 Case di Comunità previste dall’assessore regionale di allora Letizia Moratti, o le 500 richieste dal Pd, hanno fissato il confronto in modo strabico sui costi e sulla necessaria assunzione di migliaia di medici e infermieri, che in Italia non ci sono anche grazie al numero chiuso nelle facoltà di medicina. Le Case di Comunità esistenti sono, in buona sostanza, scatole vuote, invece degli ambulatori territoriali, anch’essi previsti dalla riforma regionale, non c’è traccia. Così come non vi è alcuna partecipazione degli Enti del Terzo Settore alla co-programmazione e co-progettazione, come previsto dalla norma e dal Codice del Terzo Settore e come richiamato dalla Corte Costituzionale con la sentenza 131 del 2020, che vede l’esercizio della sussidiarietà orizzontale valorizzato dall’art. 118 della Carta. Il sistema socio-sanitario è sottoposto a due sollecitazioni. Quella della Corte Costituzionale che, nella sentenza n. 236/2012, afferma che la libertà di scelta del luogo di cura è chiaramente indicata priva di carattere assoluto, dovendo essere contemperata con altri valori costituzionali, anche in considerazione di limiti oggettivi derivanti dalle risorse finanziarie disponibili. Il legislatore può limitare detta libertà di scelta del paziente “a condizione che il sacrificio risulti necessario dall’esigenza di preservare altri beni di rango costituzionale, quale ad esempio un efficiente ed efficace organizzazione del sistema sanitario”. Analogamente per il diritto all’assistenza indiretta: la Corte costituzionale lo fa rientrare nel “contenuto essenziale” del diritto alla salute, collegato all’esistenza e alle modalità organizzative del Servizio sanitario nazionale. Nella sentenza n. 267/1998 si stabilisce che la scelta del paziente è salvaguardata “da quelle disposizioni di legge – come l’art. 3 della legge n. 595 del 1985 – che legittimano il ricorso a forme di assistenza indiretta nelle ipotesi in cui le strutture del servizio sanitario – incluse quelle convenzionate ed oggi quelle accreditate – non fossero in grado di assicurare un tempestivo intervento sanitario, reso peraltro indifferibile dalle condizioni di salute della persona bisognosa di prestazioni di cura”. Per conseguenza, è illegittima la legge (nel caso una legge regionale) che escluda qualsiasi rimborso in mancanza di previa autorizzazione, senza possibilità di deroga, “neppure qualora ricorrano particolari condizioni di indispensabilità, di gravità ed urgenza non altrimenti sopperibili”. La Corte è esplicita anche in relazione ai limiti oggettivi delle risorse disponibili. Con la sentenza n.304/1994, afferma che nel bilanciamento dei valori costituzionali che il legislatore compie nel dare attuazione al “diritto ai trattamenti sanitari”, non può non tenersi conto delle esigenze relative all’equilibrio della finanza pubblica. Se queste esigenze, “nel bilanciamento dei valori costituzionali operato dal legislatore, avessero un peso assolutamente preponderante, tale da comprimere il nucleo essenziale del diritto alla salute connesso all’inviolabile dignità della persona umana, ci si troverebbe di fronte a un esercizio macroscopicamente irragionevole della discrezionalità legislativa”. La “dignità umana”, quale “nucleo irriducibile del diritto alla salute”, un limite invalicabile di cui nel bilanciamento il legislatore non può non tener conto. La seconda sollecitazione ha la prepotenza del mercato e degli interessi finanziari e professionali inerenti. La salute qui diventa una merce e il cittadino diventa un consumatore da spremere. Di fronte a un problema di salute, i pazienti hanno due possibilità: pagare le cure di tasca propria, tramite assicurazione privata o direttamente pagando la prestazione. Così le liste d’attesa distribuiscono la domanda di prestazioni su un tempo lungo in sintonia con le scarse risorse pubbliche disponibili annualmente stanziate. Le risorse per il capitolo socio-sanitario delle regioni sono sostanzialmente definite dal governo centrale, solo in parte dalle regioni con una quota dell’IRAP e con le addizionali IRPEF. E’ una condizione discriminante di classe che risolve la tensione tra l’accesso universale alle prestazioni, l’esenzione dal pagamento delle stesse per molti pazienti e la sostenibilità del sistema dei bilanci pubblici, a favore della compatibilità di fatturazione della sanità convenzionata e dei suoi medici. Rispetto al circolo vizioso tra prescrizioni e prestazioni, in solvenza o in ritardo, nel quale ogni cittadino percorre il suo Gioco dell’Oca la proposta dell’assessore regionale lombardo Bertolaso è così a-contestuale da crederla riferita ad un altro pianeta. Ha spiegato a Lombardia Notizie Online “Il concetto della premialità è semplice. Se porti avanti uno stile di vita il più corretto e salutare possibile, puoi guadagnare punti che ti permettono di ottenere un riconoscimento”. “Per incentivare comportamenti virtuosi che, fra l’altro, ci consentirebbero anche di abbattere i costi della sanità, si potrebbe ricorrere a una premialità. Penso, ad esempio, ad ingressi nei nostri centri termali di altissima qualità dove effettuare cure o alla possibilità di offrire skipass gratuiti sui nostri comprensori montani che, proprio fra 2 anni, ospiteranno le Olimpiadi. Stiamo anche pensando a come coinvolgere gli organizzatori dei grandi eventi che ogni anno ospitiamo in Lombardia in modo tale da mettere a disposizione premialità di questo genere”. La questione delle liste d’attesa è un’emergenza strutturale e con il modello attuale di sanità non potrebbe essere altrimenti. Con tutta evidenza si tratta di una questione di equità sociale e come tale va riconosciuta e affrontata.

lunedì 12 febbraio 2024

I trattori interessano Milano e i milanesi

ArcipelagoMilano 6 febbraio 2024 AGRICOLTURA E EUROPA I trattori arrivano a Milano di Fiorello Cortiana Possiamo restare indifferenti osservatori dei trattori che arrivano da Melegnano? Possiamo derubricare questa intensa e diffusa mobilitazione degli agricoltori come espressione populistica dei percettori dell’assistenzialismo? Possiamo continuare a misurare il mondo e i suoi territori dal centro delle nostre città? Possiamo lasciare gli agricoltori nella esclusiva disponibilità funzionale delle corporation farminindustriali e degli accrediti procedurali di Bruxelles? Queste domande possono sembrare retoriche ma rimandano a una necessaria relazione con l’intero ecosistema e al riconoscimento della funzione plurime dei suoi attori sul campo. Molti non lo sanno che Milano è la seconda città italiana per superficie agricola dopo Roma. Se andiamo oltre la cinta daziaria Milano, come Città Metropolitana, è la prima. Eppure il distacco tra ‘città e campagna’ ( come si declinava un tempo) è pressoché assoluto. Ciò vale per il comune capoluogo, che ha come ombelico lo stadio ovunque posizionato, così è anche per i comuni di prima cintura, già interni al Parco Agricolo Sud Milano, il più grande parco di cintura in Europa. Oltre che una miopia in relazione alle politiche europee per la sostenibilità, lasciare il corpo sociale di questa mobilitazione ai sovranismi antieuropei sarebbe un errore politico che andrebbe a indebolire la condizione già critica dell’istituto della democrazia. Peraltro, le dichiarazioni ai TG e i cartelli inalterati mettono in luce una chiara consapevolezza della natura del mercato globalizzato: le corporation e gli stati-corporation, come la Cina, alterano la parità di condizioni per la concorrenza. Proprio a partire dalla questione ambientale, con le implicazioni per la salute. In un territorio che vede un costante aumento del consumo di suolo in chiave immobiliare, non è possibile considerare la coltivazione dei terreni un problema in sé. In un contesto climatico di forte alterazione la gestione delle acque e della falda non può essere di esclusiva pertinenza delle società energetiche. Così come la possibilità di produrre energia in modo circolare e con emissioni ridotte attraverso gli impianti di biogas, attraverso pompe di calore, biomasse, pannelli fotovoltaici sui tetti di stalle, magazzini e cascine. Gli agricoltori possono dare un contributo significativo alla costituzione di comunità energetiche. Considerare gli agricoltori dei protagonisti da responsabilizzare non può significare sanzioni, al contrario si tratta di coinvolgerli nei processi di programmazione, di progettazione e di rendicontazione delle scelte pubbliche. Così, infine, per il Parco Agricolo Sud Milano, gli agricoltori devono diventare i custodi e manutentori e questa funzione deve essere riconosciuta e gratificata economicamente. Tutto ciò non significa meno Europa, bensì una Europa democratica e partecipata, capace di riconoscere e valorizzare una ecologia delle differenze, che trovano espressione sia nelle filiere agroalimentari, sia nelle espressioni culturali e di paesaggi delle identità locali europee. Una Europa glocale, capace di affermare i propri indirizzi di tutela e di collaborazione nella competizione tra continenti. Una Europa ad un tempo capace di valorizzare le comunità locali. Non è un auspicio idealista ma una necessità. Per questo le domande iniziali non sono retoriche. Fiorello Cortiana

mercoledì 24 gennaio 2024

FAUSTO TINELLI E LORENZO “IAIO” IANNUCCI: RIPARTONO LE INDAGINI

ArcipelagoMilano 23 gennaio 2024 Ricordare i fatti e il clima politico. Una lezione per l'oggi
Dopo 24 anni dalla archiviazione la Procura di Milano ha aperto un ulteriore fascicolo d’indagine sull’omicidio Di Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci. Nel 2000 l’archiviazione venne chiesta dal PM Stefano Dambruoso e fu approvata dalla GIP Clementina Forleo perché gli elementi a carico della destra eversiva e degli indagati furono ritenuti soltanto indiziari. Il sindaco Beppe Sala aveva inviato una lettera al capo della procura, Marcello Viola, chiedendo formalmente la riapertura delle indagini. Per il momento, il fascicolo aperto dalla Procura è conoscitivo, per ora non ci sono indagati né ipotesi di reato. La cosa ci riguarda, non per aver condiviso quegli anni, né per indulgenza, né per nostalgia generazionale. La verità sull’omicidio di Fausto e Iaio è parte della composizione di una memoria condivisa, ma c’è un altro significato che è cruciale per uscire dal lungo limbo succeduto alla Prima Repubblica. Erano i giorni successivi allo spettacolare sequestro di Aldo Moro nella Capitale con il massacro della sua scorta. Aldo Moro, che già dieci anni prima, al Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana, così rifletteva sul movimento studentesco che attraversava le città europee: “Tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai. Il vorticoso succedersi delle rivendicazioni, la sensazione che storture, ingiustizie, zone d’ombra, condizioni d’insufficiente dignità e d’insufficiente potere non siano oltre tollerabili, l’ampliarsi del quadro delle attese e delle speranze (…), sono tutti segni di grandi cambiamenti e del travaglio doloroso nel quale nasce una nuova umanità. (…) Nel profondo, è una nuova umanità che vuole farsi, è il moto irresistibile della storia”. I tempi che seguirono furono quelli delle bombe alla Banca dell’Agricoltura, sui treni, in Piazza della Loggia, con la sordità politica trasversale verso quelle ‘rivendicazioni’, quelle ‘speranze’, quei ‘travagli’. La proposta di un Compromesso Storico tra tutte le forze popolari che avevano condiviso la Costituzione, aveva la consapevole incoscienza di uno sguardo lungo che sfidava le geografie obbligate del Patto di Yalta. Non ha quindi costituito un azzardo giornalistico il parallelo tra il tentativo promosso da Aldo Moro, in Europa, e quello avviato da Salvador Allende in Sud America. Aldo Moro, uno dei pochi esponenti della classe dirigente che interpretava la propria funzione con la volontà di inverare la democrazia repubblicana nella sua pienezza. L’assassinio dei due ragazzi 18enni, militanti del Centro Sociale Leoncavallo, si inscrive nel contesto di quei giorni e nelle azioni messe in atto per fare precipitare il Paese nella deriva terrorista affinché un colpo di stato per ripristinare ‘l’ordine’ pre-stabilito fosse ritenuto necessario. La dissoluzione di qualsivoglia blocco sociale capace di esprimere domande di senso e di avanzare risposte è il riflesso dell’atomizzazione sociale e della deriva finanziaria dell’economia costituisce la cifra del tempo che stiamo vivendo. La crisi dell’istituto della democrazia interessa tutti i paesi che l’hanno adottato, è perciò importante coltivare la memoria di quei giorni per coglierne l’indicazione tutt’ora valida. In quei giorni di militarizzazione del Paese, giorni nei quali gli Autonomi facevano da cassa di risonanza sulle magnifiche sorti e progressive della ineluttabilità rivoluzionaria della lotta armata, Milano reagì all’assassinio di Fausto e Iaio con l’espressione di una intelligenza collettiva condivisa. Non c’erano reti digitali, c’erano radio libere, una stampa quotidiana avvertita, non solo quella politicamente più radicale come Lotta Continua, c’erano molti collettivi e centri sociali nei quartieri e le sedi dei partiti popolari, c’erano molti bar, dai Navigli a Brera che ne costituivano una estensione. Avvenne qualcosa di importante, a differenza di altre situazioni analoghe nessuno pensò di ripetere il rituale classico: bruciato qualche locale frequentato da militanti di destra e quindi in massa verso la sede dell’MSI in via Mancini, con decine di blindati e camionette della Polizia a fare da scudo è le prime file dei servizi d’ordine a infrangersi tirando molotov, bulloni, sampietrini, per poi scappare sotto i colpi ad altezza d’uomo, come si diceva. In quei giorni di marzo del 1978 ci fu una consapevolezza diffusa del gioco pesante che era in atto sulla testa di tutti. Noi dei collettivi giovanili milanesi condividemmo migliaia di manifesti e centinaia di migliaia di volantini. Dalle scuole andammo nei quartieri e davanti alle fabbriche, ce ne erano ancora tante, anche piccole, nella transizione post-industriale in atto, i sindacati indissero due ore di sciopero per i funerali e la cosa non fu semplice, né scontata. C’era una distanza ampia tra i movimenti del decennio e le rappresentanze della sinistra storica. Si arrivò al giorno dei funerali con una manifestazione di 100.000 persone, senza servizi d’ordine, con l’affermazione di una volontà di sottrarsi a una parte in commedia e alla commedia stessa. Quel corteo intenso e pacifico passò davanti alla Camera del Lavoro chiusa, ma al suo interno c’erano moltissimi lavoratori: la distanza formale colmata da una sapienza saggia. Milano si era espressa come una comunità, capace di prendere la parola senza parlare. Oggi viviamo legislature che propongono leggi elettorali su misura di chi le approva, riforme della Costituzione disegnate sulla presunzione dell’eternità di chi governa al momento, con una partecipazione al voto che supera di poco il 40%. Nessuna nostalgia ma memoria sì, cambiano le modalità di produzione del valore, di comunicazione, di composizione e organizzazione sociale, ma resta valida l’indicazione di quei giorni, felicemente espressa dalle parole di Giorgio Gaber ‘La Libertà è partecipazione’. Oggi possiamo declinarla come partecipazione informata al processo deliberativo: dagli Ex Scali FS a San Siro non è stato così. Ora la Procura di Milano ha aperto un nuovo fascicolo e l’antiterrorismo torna a indagare sull’omicidio dei due giovani militanti uccisi nel 1978. Aspettiamo dei risultati tangibili.